MARTIN BRADLEY

    opere 1955/1996

         

                 Mostra n. 391          

                 Inaugurazione: Sabato 11 Marzo 2017 ore 18,00

                dal   11 Marzo al 7 Aprile 2017

                 Orario: 10/13 – 16/20 festivi e lunedì chiuso.



            Prosegue con la personale di MARTIN BRADLEY la serie di mostre che la Galleria Peccolo sta dedicando nella stagione espositiva 2017/ 2018 ad artisti contemporanei definiti “Grandi isolati”. Artisti che pur operando in sintonia con l’arte del loro tempo, ad un certo punto hanno deciso di ritirarsi dalla scena artistica, per continuare il proprio lavoro lontano dai clamori e non subire pressioni dal mercato.

            MARTIN BRADLEY è nato nel 1931 a Richmond Surrey, Inghilterra e dopo aver vissuto, dipinto e viaggiato nei vari continenti, con soggiorni in Brasile, India, Tibet, Cina e Giappone, dagli anni ‘80 ha scelto di vivere tra Bruges, in Belgio, e brevi soggiorni in Giappone.

           Già in giovane età, in contrasto con la famiglia, BRADLEY desiderava diventare pittore; dopo 3 anni passati in navigazione come mozzo, ritorna a Londra e comincia a dipingere e nel contempo conosce, iniziato da studiosi della materia, la scrittura cinese e gli ideogrammi nell’arte dell’estremo oriente. Nel 1954 espone presso la famosa Gimpel & Fils Gallery di Londra: sarà la prima delle innumerevoli personali da lui realizzate fino ad oggi in Gallerie e Musei europei e internazionali. Da quel momento dividerà la sua passione per la pittura e il fascino per l’Arte e l’Estetica della calligrafia cinese, giapponese e tibetana studiandone sia l’iconografia tradizionale che i trattati filosofici sul buddismo. Nella lunga e feconda carriera i suoi quadri, che sono entrati in prestigiose Collezioni Museali, Pubbliche e private di tutto il mondo, sono stimati e riconosciuti per l’alta qualità di una scomposta “figurazione/astrazione”ambientata in improbabili spazi nei quali la critica ha individuato filiazioni da Hieronymus Bosch.

            La sua pittura: un impianto immaginario in cui sono intessuti simbologie provenienti da culture sia Orientali che Occidentali; un intreccio improbabile e insieme surreale tra l’arte colta europea e la calligrafia e le iconologie dell’arte cinese e giapponese il tutto sostenuto dai testi filosofici del Buddismo al quale si è convertito. Le esposizioni delle sue opere si susseguono per tutti questi anni come pure si intensificano i suoi studi e le traduzioni dei testi del Sutra, Fior di Loto. Tanto che nel 2014 verrà pubblicato il suo libro di annotazioni e traduzioni di uno dei testi fondamentali della filosofia del Buddismo.

        L’esposizione è accompagnata dal catalogo edito dalle Edizioni Peccolo contenente le immagini delle opere esposte con un breve scritto dell’artista stesso quale prefazione, una testimonianza del critico francese Gérard Xuriguera e una breve nota della studiosa spagnola Raquel Medina de Vargas.