Winfred GAUL, dopo Milano, Monaco

17 marzo 2011
Galerie MICHAEL HASENCLEVER

WINFRED GAUL (1923-2003)
MARKIERUNGEN 1973/74


am Donnerstag,17. März 2011
von 19.00-21.00 Uhr
Wir freuen uns auf Ihren Besuch!Michael & Ben Hasenclever
GALERIE MICHAEL HASENCLEVER KGBaaderstraße 56c80469 München

Michael Hasenclever Tel.: +49-89-99 75 00-70
Benjamin Hasenclever Tel.: +49-89-99 75 00-71Fax +49-89-99 75 00 69 mailto:gallery@hasencleverart.comwww.hasencleverart.com


Fino al 26 febbraio, presso la Galleria Bianconi, via Lecco 20, Milano
sono esposte opere di Winfred GAUL in collaborazione con la Galleria Peccolo



una recensione di
Flaminio GUALDONI

Quando infine sarà possibile ripensare la vicenda della pittura analitica a partire dalla formazione degli artisti che ne furono protagonisti, apparirà chiaro il ruolo determinante di Winfred Gaul. Come tutti i migliori di quella compagine, egli approda infatti alla riflessione sui fondamentali pittorici a partire da una ricca stagione autre: che è stata, per lui, la formazione con Baumeister e la vicinanza con Peter Brüning, Karl Otto Götz, Bernard Schultze.
Ciò ha significato per lui operare il lungo processo di decantazione dell’apparato disciplinare e, più, di quello ideologico della pittura moderna – il valore di materia, di segno, di oggettività e non oggettività – in chiave di analisi continuamente delucidata e interrogativa del fare.
Non si è trattato dunque, per Gaul, di porre una condizione teorica e di declinare una restrizione a priori dell’apparato pittorico, ma di esitare un processo criticamente complesso in cui la nozione d’immagine rimanesse salda, ancorché depurata all’estremo, e non fosse tout court sostituita dalla proposizione assertiva dell’oggetto pittorico.
È perciò che la serie dei Markierungen , che ne segna l’irrompere nelle esperienze degli anni ’70, schiude una ricerca che attraverso tappe fondamentali – egli è con i Farbmarkierungen uno dei protagonisti della “documenta 6”, 1977 – ne fa una delle figure di più solido spessore nell’orizzonte della pratica pittorica neoavanguardistica.
“Il risultato del metodo analitico di avvicinarsi alla perfezione tentando sempre nuovamente, di dire tutto in un’unica linea” è dunque, per lui, una risultanza e non una postulazione, che comporta un vaglio sottilissimo delle frequenze e delle condizioni del fare così come degli strumenti cui ricorrere.
Il suo atteggiamento riguarda, in altri termini, più la paternità di un Monet e di un Kandinskij che la derivazione dal concretismo. La questione, per usare le sue parole, non è la linea, ma il tutto.

da www.flaminiogualdoni.com/