anche Enrico tace.


1 dicembre 2017  
"ciao Enrico, meditabondo costruttore di silenziosi e incontaminati spazi di riflessione.
Averti conosciuto e avere esposto le tue opere ha elevato la mia passione per l'Arte." R


1981 - Personale di Enrico Castellani alla Galleria Peccolo


1986 - Enrico Castellani e Renata Wirz  in galleria




Franco MENEGUZZO

mostra n.397
sabato 25 novembre, ore 18


FRANCO MENEGUZZO (1924-2008) ha esordito pubblicamente nel 1953 con la prima personale di lavori completamente astratto-geometrici, a Vicenza: nello stesso anno si trasferisce a Milano, dove fonda con Bruno Danese la DeM (dal 1957 Danese azienda di design tra le più illustri in campo nazionale e internazionale). Ceramista tra i più riconosciuti, pittore e designer, espone alla Galleria Dell’Ariete (1956 e 1960), alla Galleria del Milione (1962), restando volutamente al di fuori da ogni neoavanguardia, che pure frequenta nei classici ritrovi di Milano. Dal 1973 si dedica sempre più alla scultura in marmo e in bronzo, con significative partecipazioni a collettive e personali, come la mostra alla Galleria Stendhal nel 1982 o la presenza alla grandi rassegne “Due secoli di scultura” all’Accademia di Brera o “La scultura italiana del XX secolo” alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, nel 2005. Nel 2007, in concomitanza con l’uscita di una grande monografia curata da Volker Feierabend, realizza due importanti personali nei musei tedeschi di Aschaffenburg e di Gelsenkirchen.

A distanza di otto anni dall’antologica che il comune natale (Valdagno) ha voluto dedicargli all’indomani della sua scomparsa, nel 2008, e a quasi vent’anni dalla rassegna realizzata dal Comune di Padova (1998), interamente dedicata a questo periodo del suo lavoro, oggi una serie di quelle opere viene riproposta nella mostra livornese, organizzata dalla Galleria Peccolo: l’occasione di una riscoperta filologicamente accurata ed emotivamente sorprendente, soprattutto se vista nel contesto della pittura astratta italiana del periodo.

Accompagna la mostra un catalogo bilingue, edito dalle Edizioni Peccolo, Livorno con testi della curatrice Arianna Baldoni, di Gillo Dorfles (1964) e di Elena Pontiggia (1998), e la riproduzione di tutte le opere esposte.





Collana Memorie d'Artista: Steve PICCOLO

Evento n. 395      

Sabato 11 Novembre 2017 ore 21,00


S T E V E  P I C C O L O     Hunting for Parrhesia” 
presentazione del suo Libro d’Artista Edizioni Peccolo, 
Collana Memorie d’Artista n.46   a seguire performance 




STEVE PICCOLO è nato nel 1954 a New Hamshire (usa). Dagli anni ‘90 si è stabilito a Milano dove vive e lavora.
Una serata evento-speciale durante la quale Steve Piccolo presenta il suo Libro d’Artista, Collana Memorie d’Artista n.46. Edizione bilingue inglese/italiano che il musicista e performer americano ha progettato per le Edizioni Peccolo, Livorno.
Parole e Immagini che fanno parte di un racconto musicato con strumenti inventati, derivato da una performance che Steve Piccolo ha realizzato durante la 56° Biennale di Venezia, con la partecipazione dei FLOS e Gak Sato nel Padiglione Greco.  
Nella performance l’autore si avvale della partecipazione video:
duo FLOS (FORMENTINI & CASTAGNA) strumenti inventati
SERGIO ARMAROLI tamburo parlante
WALTER PRATI violoncello
GAK SATO theremin 


Il volume è disponibile durante la serata.
Edizioni e Galleria 
Roberto Peccolo
Piazza Repubblica 12
I-57123  LIVORNO 
tel.+39.0586.88.85.09

Vincenzo CECCHINI

Mostra n. 394   

V I N C E N Z O   C E C C H I N I 
”Trittici” 1972/1975  & 
“Foto-Tracce” 2015/2017       
                                                                                     
Inaugurazione:   Sabato 23 Settembre 2017 ore 18,00                 
Periodo: dal   23 Settembre al 25 Ottobre 2017
Sede mostra: Galleria Peccolo, piazza Repubblica 12 –Livorno tel.0586.888509
 Orario: 10/13 – 16/20 festivi e lunedì chiuso.




“Inquadratura” 1972-73 
olio e grafite su tela cm.20x20


VINCENZO CECCHINI è nato a Cattolica nel 1934, ha vissuto a Milano, Roma e Latina dove ha insegnato nei vari Istituti d’Arte; dal 1980 è tornato a vivere nella sua città natale: Cattolica. Tra il 1970 e 1975 è stato protagonista, insieme con altri pittori italiani, del rinnovamento per una nuova concezione della pittura che, in seguito, fu definita “Pittura Analitica”. Recentemente la “Pittura Analitica” sta godendo della rivalutazione  sia da parte della critica che del mercato, e le esposizioni su questo tema si susseguono tra Musei e Gallerie Italiane e Internazionali. Ma durante tutti gli anni Settanta la scena artistica internazionale era dominata dalla visione di un’arte detta Concettuale e della Performance o dell’Arte Povera: un fare arte che privilegiava, nell’operare artistico, l’effimero, la concezione filosofica e mentale o corporale dell’autore; ricusando come dogma l’uso dei materiali pittorici: la tela, il pennello e il colore. In quegli stessi anni il medium fotografia andava assumendo un ruolo importante quale mezzo artistico di ricerca e VINCENZO CECCHINI, da sempre appassionato sperimentatore sia in Pittura che nella Fotografia, ha indagato con i suoi lavori le possibilità di dialettica e di combinazione tra questi due mezzi artistici a lui congeniali. “Fotografo quello che dipingo e ridipingo ciò che ho fotografato” questo breve aforisma potrebbe essere lo slogan che accompagna tutta la produzione artistica di CECCHINI, dalle prime opere “Inquadrature” e “Trittici” del 1972-75 fino alla recente serie di quadri “Foto-Tracce” e ai recentissimi “Omaggio a Giorgio Morandi” del 2015-2017; e in questa personale livornese sono esposte, in un confronto diretto, le opere significative dei due nuclei di lavori. Con le “Inquadrature” e i “Trittici” del ‘72-75 CECCHINI partecipava, durante gli anni Settanta, oltre che nelle mostre in Musei Italiani ed Europei dedicate alla “Pittura Analitica”, anche alla mostra “Aphoto” che il prestigioso Studio Marconi di Milano nel 1977 dedicò ad artisti nel cui lavoro si incrociavano Pittura e Fotografia; tra i partecipanti: Agnetti, Paolini, Di Bello, ecc.
A documentare la mostra un catalogo a cura della Galleria Peccolo che contiene una prefazione di Marco Meneguzzo, una selezione dei principali testi critici che negli anni hanno seguito lo sviluppo della sua opera a partire dal 1970 fino ai recenti esiti; con illustrate tutte le opere esposte in questa mostra-confronto. Sarà inoltre disponibile il recente Libro d’Artista “Affinità Elettive” creato da Vincenzo Cecchini con 13 poesie in dialetto romagnolo e 13 tavole a colori che riproducono disegni dell’autore. Il volume è edito dalle Edizioni Peccolo nella Collana “Memorie d’Artista”. 



“Ingrandimento e colorazione” 1972 
trittico di 3 tele emulsionate e colorate totale cm.56x120



“Inquadrature” 1972 
pittura su trittico di carta fotografica su telaio totale cm.50x150



 “Omaggio a Giorgio Morandi n.3” 2016
 tecnica mista su acetato e tela cm.100x100



“Omaggio a Giorgio Morandi n.40” 2017 
tecnica mista su acetato e tela cm.70x100



“S.T. trittico” 1973 
grafite e pittura su tela cm.49,5x65

Ancora un addio

JANZ FRANZ 
Graz 1946- Salzburg 2017


Janz Franz era nato a Graz (Austria) sotto il segno dell’Acquario il 16 febbraio 1946, è deceduto a Salisburgo il 12 luglio 2017. 
Alfred Kubin - Portrait - Galerie Altnöder SalzburgPittore autodidatta e protagonista di una sua visione artistica vicina a quella dei Neue Wilden (Nuovi Selvaggi) berlinesi. Una lunga carriera di mostre in Austria, Svizzera, Italia e Francia.Tutte le sue opere erano marcate da immagini di brutalità e violenza, sia nel gesto che nelle immagini. Dichiarava che questo era ciò che sentiva intorno a lui mentre dipingeva e ascoltava col volume al massimo la sua amata musica Rock; confessando di sentirsi invasato da spiriti maligni che danzavano intorno a lui sabba satanici. Come Alfred Kubin anche Janz Franz ci ricorda nei suoi quadri le immagini dei tormenti e gli incubi che lo perseguitavano. Un altro “poeta dell’incubo”, monito mitteleuropeo che, ancora oggi in epoca postmoderna, mantiene forza e vitalità di denuncia.
Un addio e un augurio di pace per Janz Franz.














Janz Franz “Fick und Stirb” 1990 acrilici su tela cm.125x120

M A T T I A M O R E N I

Mostra n. 393 
 
Cartelli e Regressivo consapevole opere 1964-1995

                            
Inaugurazione: Sabato 3 giugno 2017 ore 18,00

dal   3 Giugno al 22 Luglio  2017

                

             Con questa mostra omaggio all’opera di Mattia Moreni, la Galleria Peccolo di Livorno conclude la serie di personali dedicate ad artisti contemporanei “Grandi isolati”. Artisti che pur operando in sintonia con l’arte del loro tempo, ad un certo punto della vita hanno deciso di ritirarsi per affrontare nuove tematiche e continuare il proprio lavoro lontano dai clamori e dalle pressioni del mercato. 

         MATTIA  MORENI (Pavia 1920 – Ravenna 1999) tra il 1950 e il 1965, con la serie dei suoi famosi “Cartelli in strada” è stato il protagonista indiscusso della pittura espressionista e gestuale definita “informale” che in quegli anni ebbe ampia risonanza mondiale. Esposto in questa mostra 

un dipinto di grandi dimensioni “Nuvola su piccola baracca in Romagna” del 1964, testimonianza significativa delle opere di quell’epoca. 

Dopo il 1965, con la serie delle giganti “Angurie”  e dei “Paesaggi in disfacimento” Moreni comincia una svolta di lavoro che lo porterà ad un cambiamento radicale dei temi della sua pittura. Si ritira a vivere nella sua casa-studio a Brisighella, vicino alle foci del Po, dove dipinge nuove opere sul tema de “la Regressione della Specie” e la serie de “il  Regressivo Consapevole”. Una pittura dai colori carichi di molta materia e consapevolmente rivolta ad una visione selvaggia e primitivista di “Regressione Consapevole”, una protesta nei confronti della Cultura imperante manieristica e che lui sentiva ormai opprimente. Presente in questa mostra l’esemplare opera del 1990: “Era una lampadina al guinzaglio che volava, ma il pugno gorillesco che pugnava monolitico velleitario non pugna più, con piaga cronica umanoide incurabile”.  Saranno queste le opere che esporrà nelle innumerevoli mostre in Italia e all’estero dove gli sarà reso il dovuto omaggio per il suo impegno e il suo lavoro. 

        L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito dalle Edizioni Peccolo contenente le immagini delle opere esposte con prefazione dello studioso Flaminio Gualdoni che nello scritto ripercorre le tappe salienti della carriera artistica di questo volontario neo-selvaggio artista. 
 
 
A 71 anni di sua età, Autoritratto n.37 - il Bambolo, 1991

Cosa c’entra Mondrian con il lombrico dal cuore sanguinante-  Si, si, c’entra perché non c’entra 
Regressivo consapevole 1986
Era una lampadina al guinzaglio che volava 1990

Il dipingere che disprezza se stesso, PERCHÉ- R.C. Asili patologici, 1991
Il fumettismo generalizzato in avanzata Regressivo consapevole perché- 1989 

 La genetica, la cultura alla deriva, Artificata (a Paul Klee) [Santa Sofia] 1992

 Nuvola su piccola baracca nelle larghe della Romagna 1964
 
 

PIETRO COLETTA

Mostra n. 392  

sculture e rilievi 2015/1016       
Ventata, 2016 . rame su tavola
 
 Inaugurazione: 
Sabato 29 Aprile 2017 ore 18,00 
 
dal 29 Aprile al 27 Maggio 2017
Galleria Peccolo, piazza Repubblica 12 –Livorno tel.0586.888509

Orario: 10/13 – 16/20 festivi e lunedì chiuso.



              La Galleria Peccolo continua la stagione espositiva 2017/2018 con la serie di personali dedicate ad artisti contemporanei “Grandi isolati”. Artisti che pur operando in sintonia con l’arte del loro tempo, ad un certo punto della vita hanno deciso di ritirarsi dalla scena artistica, per continuare il proprio lavoro lontano dai clamori e dalle pressioni dal mercato. 

         PIERO COLETTA è nato nel 1948 a Bari e si stabilisce a Milano nel 1967. Si iscrive all’ Accademia di Brera dove frequenta i corsi di scultura di Marino Marini, Alik Cavaliere e Lorenzo Pepe. Nel 1970 tiene la prima personale presso la Galleria l’Agrifoglio di Milano dove espone lavori definiti in seguito “Totem”: opere composte con travi di legno tenute insieme da tondini di ferro che invadendo lo spazio della galleria impongono la loro presenza fisica, minimale ma carica di energia e spiritualità. Lavori che mostravano la discendenza dalle sculture lignee Totemiche africane e allo stesso tempo denotavano una semplificazione verso elementi primordiali. La critica li aveva definiti una sorta di “Costruttivismo primitivo”.

Una di queste opere verrà esposta a Livorno in occasione dell’apertura del Museo Progressivo di Villa Maria nel 1975.

Negli anni che seguono il linguaggio di Pietro Coletta acquista profondità, oltre che nelle grandi opere “ambientali”, anche nei rilievi e nelle sculture dalle dimensioni più misurate, nelle quali inserisce sperimentazioni sia su pareti che nelle superfici di legno in cui innesta spirali di tondini di rame, lastre o grate di ferro e di rame, pietre, putrelle e altri materiali. Utilizzando materiali semplici del lavoro quotidiano nelle officine, crea  tensioni e forze aggettanti dalla superficie in legno, bruciata e annerita col fuoco, a creare una dimensione di rilievo che sprigiona una illuminazione spirituale. Dimensione che  l’artista sentiva crescere come sua esigenza a seguito di sofferte esperienze personali e ritrovata nei suoi viaggi in Africa e in India.

        L’esposizione è accompagnata dal catalogo bilingue italiano/inglese edito dalle Edizioni Peccolo contenente le immagini delle opere esposte con prefazione del critico Bruno Corà e una conversazione/intervista raccolta nel suo studio da Federico Sardella. 
 
 





 

MARTIN BRADLEY

    opere 1955/1996

         

                 Mostra n. 391          

                 Inaugurazione: Sabato 11 Marzo 2017 ore 18,00

                dal   11 Marzo al 7 Aprile 2017

                 Orario: 10/13 – 16/20 festivi e lunedì chiuso.



            Prosegue con la personale di MARTIN BRADLEY la serie di mostre che la Galleria Peccolo sta dedicando nella stagione espositiva 2017/ 2018 ad artisti contemporanei definiti “Grandi isolati”. Artisti che pur operando in sintonia con l’arte del loro tempo, ad un certo punto hanno deciso di ritirarsi dalla scena artistica, per continuare il proprio lavoro lontano dai clamori e non subire pressioni dal mercato.

            MARTIN BRADLEY è nato nel 1931 a Richmond Surrey, Inghilterra e dopo aver vissuto, dipinto e viaggiato nei vari continenti, con soggiorni in Brasile, India, Tibet, Cina e Giappone, dagli anni ‘80 ha scelto di vivere tra Bruges, in Belgio, e brevi soggiorni in Giappone.

           Già in giovane età, in contrasto con la famiglia, BRADLEY desiderava diventare pittore; dopo 3 anni passati in navigazione come mozzo, ritorna a Londra e comincia a dipingere e nel contempo conosce, iniziato da studiosi della materia, la scrittura cinese e gli ideogrammi nell’arte dell’estremo oriente. Nel 1954 espone presso la famosa Gimpel & Fils Gallery di Londra: sarà la prima delle innumerevoli personali da lui realizzate fino ad oggi in Gallerie e Musei europei e internazionali. Da quel momento dividerà la sua passione per la pittura e il fascino per l’Arte e l’Estetica della calligrafia cinese, giapponese e tibetana studiandone sia l’iconografia tradizionale che i trattati filosofici sul buddismo. Nella lunga e feconda carriera i suoi quadri, che sono entrati in prestigiose Collezioni Museali, Pubbliche e private di tutto il mondo, sono stimati e riconosciuti per l’alta qualità di una scomposta “figurazione/astrazione”ambientata in improbabili spazi nei quali la critica ha individuato filiazioni da Hieronymus Bosch.

            La sua pittura: un impianto immaginario in cui sono intessuti simbologie provenienti da culture sia Orientali che Occidentali; un intreccio improbabile e insieme surreale tra l’arte colta europea e la calligrafia e le iconologie dell’arte cinese e giapponese il tutto sostenuto dai testi filosofici del Buddismo al quale si è convertito. Le esposizioni delle sue opere si susseguono per tutti questi anni come pure si intensificano i suoi studi e le traduzioni dei testi del Sutra, Fior di Loto. Tanto che nel 2014 verrà pubblicato il suo libro di annotazioni e traduzioni di uno dei testi fondamentali della filosofia del Buddismo.

        L’esposizione è accompagnata dal catalogo edito dalle Edizioni Peccolo contenente le immagini delle opere esposte con un breve scritto dell’artista stesso quale prefazione, una testimonianza del critico francese Gérard Xuriguera e una breve nota della studiosa spagnola Raquel Medina de Vargas.





 

PHILLIP MARTIN

 
 
“Affiche-Collage” opere 1951/1981        
Mostra n. 390     

Inaugurazione: Sabato 4 Febbraio 2017 ore 18,00
dal 4 Febbraio al 7 Marzo 2017
Orario: 10/13 – 16/20 festivi e lunedì chiuso.


La Galleria Peccolo continua la stagione espositiva 2017/2018 con la serie di personali dedicate ad artisti contemporanei “Grandi isolati”. Artisti che pur operando in sintonia con l’arte del loro tempo, ad un certo punto hanno deciso di ritirarsi dalla scena artistica, per continuare il proprio lavoro lontano dai clamori e non subire pressioni dal mercato. Vano solipsismo, oppure onesta reazione ad un ambiente artistico che sentivano soffocante ad ogni loro tentativo di sincera creatività ?

Dopo la recente mostra dedicata al francese Michel Macréau, per questa seconda occasione la Galleria ha scelto di esporre le opere di PHILLIP MARTIN (Cork, Irlanda 1927 – Sydney 2014) definito dal noto critico francese Alain Jouffroy: “il Gandhi della pittura moderna”. Un artista giramondo, hippie che dipingeva quadri “spirituali” colmi di simbologie ed effigi con decorazioni a evocare paramenti sacri o addobbi di templi orientali.
PHILLIP MARTIN aveva cominciato a dipingere a Londra nel 1948 incoraggiato anche  dall’amico pittore Alan Davie, poco più anziano di lui. In seguito ha iniziato con sua moglie irlandese Helen Marshall a viaggiare e dipingere in tutta Europa; in Austria, a Vienna, principia la serie di opere sul tema “Affiche-Collage”, un tema che lo accompagnerà per tutta la sua vita artistica. Ha soggiornato e esposto i dipinti a Parigi, in Irlanda, Italia, Belgio, Spagna ha soggiornato a lungo in India del sud e, a partire dagli anni ‘80, si è stabilito in Australia nei pressi di Sidney. La prima personale italiana è stata a Firenze nel 1951 presso la Galleria di Fiamma Vigo. Le sue opere sono esposte in collezioni pubbliche, istituzionali e private, di tutto il mondo. 

PHILLIP MARTIN è deceduto nel suo ritiro di Sidney nel 2014 all’età di 87 anni, dipingendo l’ininterrotta serie di “Affiche/Collage” fino agli ultimi giorni di vita. Oggi, a tre anni dalla scomparsa e in occasione della ricorrenza dei 90 anni dalla nascita la Galleria Peccolo gli dedica questo “omaggio postumo” in cui sono esposti suoi lavori su tela e su carta degli anni tra il 1951 e il 1981. 

L’esposizione è accompagnata dal catalogo bilingue italiano/inglese edito dalle Edizioni Peccolo contenente le immagini delle opere esposte con prefazione del critico Valerio Dehò e una acuta testimonianza, sul personaggio e sull’artista Phillip Martin, del noto artista/collezionista Guglielmo Achille Cavellini, che era stato suo mecenate ed estimatore sin dagli anni ‘60. 
 
 
      catalogo on line 
 
 
 
 
 Un omaggio al Ghandi della Pittura
                di Roberto Peccolo 

Omaggio a Totino alla GAM di Torino

 La GAM di Torino ricorda Arrigo Lora Totino 

 
Venerdì 13 gennaio 2017 ore 18.00
Sala Conferenze GAM
Corso Galileo Ferraris, 30 Torino
Intervengono:
Nanni Balestrini
Patrizio Peterlini
Sandro De Alexandris
Maurizio Spatola
Carla Bertola
Alberto Vitacchio
Lou Lora Totino
Modera:
Carolyn Christov-Bakargiev
La GAM di Torino rende omaggio ad Arrigo Lora Totino (Torino 1928 – 2016), artista, poeta concreto, padre della Poesia Sonoraitaliana, inventore della Poesia ginnica e della Poesia liquida.
Grazie al contributo e agli interventi di Nanni Balestrini, Sandro De Alexandris, Maurizio Spatola, Carla Bertola, Alberto Vitacchio e Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto di Molvena (VI), la GAM dedica all’artista una tavola rotonda alla quale parteciperanno molte delle persone che gli furono vicine e condivisero con lui alcuni dei molteplici percorsi di ricerca, che Lora Totino seppe dedicare alla complessità della parola, attraversandone la natura letterale, visiva, sonora, performativa e architettonica.
Avvicinatosi alla Poesia Concreta negli anni ’50, Lora Totino è stato un appassionato studioso delle sperimentazioni futuriste di inizio secolo, che tanta importanza rivestono, in ambito pittorico, nella collezione della GAM. Presto fu capace di trasformare questa attenzione d’iniziale natura storico-critica in nuova creatività, fino a dare vita a un linguaggio in cui suono, gestualità, spazio, recitazione e mimica si fondono in un insieme che, non dimenticando né Marinetti, né la lezione di poeti come Eugen Gomringer, sviluppa il guizzo gioioso del Cabaret.