PHILLIP MARTIN

 
 
“Affiche-Collage” opere 1951/1981        
Mostra n. 390     

Inaugurazione: Sabato 4 Febbraio 2017 ore 18,00
dal 4 Febbraio al 7 Marzo 2017
Orario: 10/13 – 16/20 festivi e lunedì chiuso.


La Galleria Peccolo continua la stagione espositiva 2017/2018 con la serie di personali dedicate ad artisti contemporanei “Grandi isolati”. Artisti che pur operando in sintonia con l’arte del loro tempo, ad un certo punto hanno deciso di ritirarsi dalla scena artistica, per continuare il proprio lavoro lontano dai clamori e non subire pressioni dal mercato. Vano solipsismo, oppure onesta reazione ad un ambiente artistico che sentivano soffocante ad ogni loro tentativo di sincera creatività ?

Dopo la recente mostra dedicata al francese Michel Macréau, per questa seconda occasione la Galleria ha scelto di esporre le opere di PHILLIP MARTIN (Cork, Irlanda 1927 – Sydney 2014) definito dal noto critico francese Alain Jouffroy: “il Gandhi della pittura moderna”. Un artista giramondo, hippie che dipingeva quadri “spirituali” colmi di simbologie ed effigi con decorazioni a evocare paramenti sacri o addobbi di templi orientali.
PHILLIP MARTIN aveva cominciato a dipingere a Londra nel 1948 incoraggiato anche  dall’amico pittore Alan Davie, poco più anziano di lui. In seguito ha iniziato con sua moglie irlandese Helen Marshall a viaggiare e dipingere in tutta Europa; in Austria, a Vienna, principia la serie di opere sul tema “Affiche-Collage”, un tema che lo accompagnerà per tutta la sua vita artistica. Ha soggiornato e esposto i dipinti a Parigi, in Irlanda, Italia, Belgio, Spagna ha soggiornato a lungo in India del sud e, a partire dagli anni ‘80, si è stabilito in Australia nei pressi di Sidney. La prima personale italiana è stata a Firenze nel 1951 presso la Galleria di Fiamma Vigo. Le sue opere sono esposte in collezioni pubbliche, istituzionali e private, di tutto il mondo. 

PHILLIP MARTIN è deceduto nel suo ritiro di Sidney nel 2014 all’età di 87 anni, dipingendo l’ininterrotta serie di “Affiche/Collage” fino agli ultimi giorni di vita. Oggi, a tre anni dalla scomparsa e in occasione della ricorrenza dei 90 anni dalla nascita la Galleria Peccolo gli dedica questo “omaggio postumo” in cui sono esposti suoi lavori su tela e su carta degli anni tra il 1951 e il 1981. 

L’esposizione è accompagnata dal catalogo bilingue italiano/inglese edito dalle Edizioni Peccolo contenente le immagini delle opere esposte con prefazione del critico Valerio Dehò e una acuta testimonianza, sul personaggio e sull’artista Phillip Martin, del noto artista/collezionista Guglielmo Achille Cavellini, che era stato suo mecenate ed estimatore sin dagli anni ‘60. 
 
 
      catalogo on line 
 
 
 
 
 Un omaggio al Ghandi della Pittura
                di Roberto Peccolo 

Omaggio a Totino alla GAM di Torino

 La GAM di Torino ricorda Arrigo Lora Totino 

 
Venerdì 13 gennaio 2017 ore 18.00
Sala Conferenze GAM
Corso Galileo Ferraris, 30 Torino
Intervengono:
Nanni Balestrini
Patrizio Peterlini
Sandro De Alexandris
Maurizio Spatola
Carla Bertola
Alberto Vitacchio
Lou Lora Totino
Modera:
Carolyn Christov-Bakargiev
La GAM di Torino rende omaggio ad Arrigo Lora Totino (Torino 1928 – 2016), artista, poeta concreto, padre della Poesia Sonoraitaliana, inventore della Poesia ginnica e della Poesia liquida.
Grazie al contributo e agli interventi di Nanni Balestrini, Sandro De Alexandris, Maurizio Spatola, Carla Bertola, Alberto Vitacchio e Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto di Molvena (VI), la GAM dedica all’artista una tavola rotonda alla quale parteciperanno molte delle persone che gli furono vicine e condivisero con lui alcuni dei molteplici percorsi di ricerca, che Lora Totino seppe dedicare alla complessità della parola, attraversandone la natura letterale, visiva, sonora, performativa e architettonica.
Avvicinatosi alla Poesia Concreta negli anni ’50, Lora Totino è stato un appassionato studioso delle sperimentazioni futuriste di inizio secolo, che tanta importanza rivestono, in ambito pittorico, nella collezione della GAM. Presto fu capace di trasformare questa attenzione d’iniziale natura storico-critica in nuova creatività, fino a dare vita a un linguaggio in cui suono, gestualità, spazio, recitazione e mimica si fondono in un insieme che, non dimenticando né Marinetti, né la lezione di poeti come Eugen Gomringer, sviluppa il guizzo gioioso del Cabaret.