Mostra Gil J. Wolman - Galleria Six Milano

Mostra in corso fino al 21 marzo 2024, presso la Galleria Six di Milano, di GIL JOSEPH WOLMAN, situazionista e creatore negli anni '60 dell'Art Scotch. Un artista che negli anni fra il 1990 e il 2010 è stato esposto diverse volte anche nella galleria Peccolo.

Presso la Galleria Six sono esposte le sue opere più conosciute e radicali della serie realizzata nel 1963 e denominata Art Scotch, che consiste nello strappare strisce di materiale stampato con nastro adesivo e le stesse riposizionate su bacchette di legno.
Un processo creativo singolare, attraverso il quale l'artista cattura immagini, lettere, parole, pentagrammi musicali e molto altro...



Gil J. Wolman è nato a Parigi nel 1929 ed è morto a Parigi nel 1995.
All'età di vent'anni separa le vocali dalle consonanti, creando così Megapneumia.
Nel 1951 realizza l'Anticoncept, un film senza immagini, proiettato su un pallone sonoro, oggi nelle collezioni del M.N.A.M. Musée National d'Art Moderne, Paris. Nel 1952 fonda con Debord l'Internazionale Lettrista. Fino al 1957 partecipa attivamente al movimento lettrista. Nel 1956 rappresenta l'Internazionale Lettrista al Congresso di Alba, che getta le basi della futura Internazionale Situazionista.
A partire dal 1957 sviluppa un lavoro autonomo, lontano da tutte le scuole. Nel 1963 inventa il procedimento Art Scotch. Seguono "Séparations" nel 1978, "dürhing dürhing" e "Décompositions" nel 1979. L'ultima parte del suo lavoro, dal 1991 in poi, è stata dedicata alla "Peinture dépeinte" (pittura raffigurata): questa volta si trattava di separare la tela dal suo soggetto.





 

Michael Goldberg, Opere 1957 - 2007. Mostra al CRAC Puglia

Sabato 25 novembre p.v. alle ore 18.00 nello spazio museale del CRAC Puglia (Centro di Ricerca Arte Contemporanea) della Fondazione Rocco Spani Onlus avrà luogo l'inaugurazione della mostra dedicata al celebre maestro “Michael Goldberg. Opere 1957-2007”, a cura del critico e storico dell’arte Alberto Zanchetta, docente di Arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Venezia.

La mostra è patrocinata dal Comune di Taranto, dalla Regione Puglia (Assessorato Cultura, Tutela e Sviluppo Delle Imprese Culturali, Turismo, Sviluppo e Impresa Turistica) in collaborazione con istituzioni territoriali e nazionali: Amica Sofia di Perugia, F@MU (Famiglie al Museo), Comitato per la Qualità della Vita, Amici dei Musei Taranto, Tarenti Cives, #Ante Litteram, Marco Motolese e Club per l’UNESCO di Taranto, Gruppo Taranto, FAI delegazione di Taranto, Ella, Contaminazione e Taranto Grand Tour 2023 - progetto di accoglienza turistica integrata.
Promossa ed organizzata dal CRAC Puglia con il contributo di critici, collezionisti e amici del maestro, per celebrare – senza retorica e senza scopo di lucro – il centenario della nascita, un omaggio ad un artista che per tanti anni ha profuso impegno e assidua ricerca.

La mostra raccoglie ventitré opere, una significativa campionatura di disegni e pitture (carte e tele), realizzati dall’artista durante la sua permanenza in Italia e soprattutto nella sua residenza toscana, sino all’estate del 2007.
La mostra è prorogata fino al 29 febbraio 2024.


“A ben guardare, - scrive in catalogo il curatore Alberto Zanchetta - i suoi quadri non sono altro che le trasfigurazioni delle esperienze viste e vissute in prima persona. Persino quando ammetteva la propria idiosincrasia per la natura, non v’era dubbio che le colline senesi gli fossero d’ispirazione per la serie Codex. Il fatto di prediligere formati orizzontali, ossia quelli che si prestano maggiormente a una rielaborazione del paesaggio, non era un caso fortuito (un’opera come Retreat from Landscape ci offre un’ulteriore prova di come egli accogliesse in sé gli stimoli paesaggistici, dapprima urbani, dipoi naturalistici).
Chi volesse scavare in questa sua pittura spessa, viscosa e vorticosa, imperlata di sgocciolature e colori raschiati, si imbatterà assai di frequente in forme ad arco, timpani e rosoni, elementi architettonici che si possono far risalire al decennio del Sessanta, allorquando Klaus Kertess gli aveva affibbiato il neologismo di architecting paint.
Goldberg non ha mai rinnegato il proprio passato, al contrario, era solito trarre ispirazione dai suoi stessi quadri, cercava di perfezionarne le intenzioni/intuizioni, raggiungendo esiti sempre più solidi e duraturi. A dispetto degli esordi, che si erano svolti all’insegna della “perdita del centro”, negli anni della maturità aveva optato per delle tele quadrangolari, ricorrendo a un effetto centripeto che lasciava i bordi scoperti. In particolare, nei quadri dei primi anni Duemila, la materia pittorica finiva per raggrumarsi a guisa di ciottolo, in tutto simile a un sampietrino.
Nel suo percorso – che era degno di un instancabile pellegrino – l’artista aveva attraversato un tragitto tanto estenuante quanto frustrante, costellato pur tuttavia di inesauribili sorprese e scoperte. Interrogandosi sull’essenza stessa della pittura, temeva di vederla scivolare tra le mani, macerandosi all’idea di rincorrere un qualcosa di inafferrabile”.

In occasione della mostra è stata realizzata, per le edizioni CRAC Puglia, una pubblicazione contenente una prefazione sul valore educativo dell’arte a firma di Giovanna Tagliaferro, direttore della Fondazione, un saggio critico di Alberto Zanchetta, apparato iconografico e note biografiche sull’artista.


Di seguito un bell'articolo uscito sulla rivista "Lo Jonio" in occasione della mostra.